Pietre di Pantalica

Caltagirone, Occhiolà, Pantalica, Valle dell’Anapo

Continuano i viaggi dei camperisti del GCJ Palermo alla scoperta della Sicilia meno battuta. Questa volta andremo per parchi archeologici e riserve naturali.

Partiamo per Caltagirone, dove sosteremo nell’area camper vicino al centro, segnata su tutti i portolani. Caltagirone è la città della ceramica. Oltre ad avere dato i natali a Don Luigi Sturzo, fondatore della D.C., qui tutta l’economia ruota attorno alla ceramica, negozi, presepi, insegne e i gradini delle scalinate. Parcheggiamo i camper nell’area di sosta a poche centinaia di metri dal centro. Tra viuzze costeggiate da palazzi barocchi e chiese, tante chiese, (quasi tutte chiuse). Passiamo davanti ad officine di ceramiche e negozi che espongono vere opere d’arte.Tutto in città è fatto con la ceramica, le targhe stradali, le basi dei lampioni, i parapetti dei giardini, gli ornamenti delle chiese e persino le transenne comunali! La scalinata di S. Maria del Monte è una vera e propria via in salita, ove si affacciano non solo negozi, abitazioni, ma anche un Circolo Didattico, con tanto di targa in ceramica. Saliamo i 142 gradini e mano a mano che si sale lo spettacolo della città in basso offre visuali sempre diverse e spettacolari. Ma quante chiese ci sono in questa città! Peccato che la maggior parte siano chiuse. Salendo ci soffermiamo ad ammirare le belle piastrelle di maiolica dipinte a mano che rivestono la scalinata: tutte diverse e alcune raccontano battaglie con i Mori, vita di corte e tornei cavallereschi.
In cima alla scalinata c’è la chiesa di S. Maria del Monte.
L’indomani partiamo in direzione Grammichele, ma invece di entrare nel paese, ci dirigiamo verso il borgo di Occhiolà. Nessuna sa di cosa si tratti, ed ecco il parcheggio. Una giovane guida ci attende. Occhiolà è un antico borgo distrutto dal terremoto del Val di Noto del 1693, sito a circa 3 km a nord di Grammichele.
Abbandonate le rovine di Occhiolà, a valle fu fondata l’odierna Grammichele, città a pianta esagonale, voluta dal principe Carlo Maria Carafa su disegno dell’architetto Fra’ Michele da Ferla.
Nella zona di Occhiolà sopravvisse la chiesa e l’eremo della Madonna del Piano.
Nel 1993, in occasione del 300° anniversario, si avviò la realizzazione del Parco Archeologico di Occhiolà, interessato da frequenti campagne di scavo.
Occhiolà è indicata come l’antica città greca di Echetla. I reperti archeologici sono conservati presso il locale museo comunale di Grammichele e presso il Museo Archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa.

Dalle rovine si gode della magnifica vista della valle dei Margi, uno spettacolare panorama che da Caltagirone spazia sino all’Etna.

Parco di Occhiolà
Ufficio Parco Archeologico Occhiolà, Piazza Morello, 90123 Grammichele (CT)
Tel. 06 47824362, 0933 944855
Fax. 06 47824330
e-mail: parcoocchiola@arethusa.net

Dopo la visita archeologica ripartiamo verso la riserva naturale del fiume Anapo e Pantalica , (sito internet) in direzione Ferla.

Anapo, quando Persefone fu scelta da Ade, dio degli inferi, come sua sposa e questi decise di rapirla per portarla nel suo regno infernale, decise di opporsi. In suo aiuto venne anche la ninfa Ciane ma anche unendo le forze, soccombettero innanzi al divino avversario. I due furono tramutati e divennero due fiumi della Sicilia.

A Ferla parcheggiamo presso il PS (Punto idoneo alla sosta)
Coordinate: N 37.11705, E 14.94116  – Informazioni: C/o caserma forestale nell’area naturale di Pantalica, ceniamo e andiamo a nanna piuttosto distrutti.

L’indomani ci addentriamo nella riserva, fìno all’ingresso. I camper più grandi hanno qualche problema. Incontriamo la guida, un esperto botanico, ed entriamo. Lo spettacolo è meraviglioso. La valle dell’Anapo è un canyon scavato nel calcare verdissimo in fondo al quale scorre un fiume che si allarga in pozze limpidissime. L’antico tracciato della ferrovia a scartamento ridotto corre a mezzacosta, e con la sua dolce pendenza, consente una passeggiata per nulla faticosa, anche in mountain bike.
La guida ci illustra le specie botaniche endemiche: Il pioppo nero e strani fiori a forma di omino… Scendiamo sul greto del fiume dove facciamo colazione sui tavoli da pic nic in pietra. Finocchio selvatico e limoni profumano l’aria.  Alcuni giovani fanno il bagno.

Proseguiamo il percorso e incontriamo la prima tomba: è la necropoli di Pantalica.
Ma sono migliaia le grotte che sono state scavate da diverse generazioni di ominidi , forse dai primi uomini di Neanderthal,sicuramente dai primi Sapiens sapiens del Paleolitico e del Neolitico. Il nome di Pantalica deriva dall’arabo Buntarigah = grotte. Le pareti calcaree a strapiombo sono punteggiate da migliaia di cavità squadrate, nere come occhi. Al museo archeologico Paolo Orsi di Siracusa sono conservati i corredi di tali tombe costituiti di bella ceramica lustrata in nero o rosso dalle eleganti forme e profili.
Questa opera completata in epoca protostorica dalla gente della Civiltà di Pantalica che li ha riutilizzate come tombe: ed ecco oggi la necropoli con più di 5000 grotte!
In cavità naturali o grotte scavate come queste, l’uomo trova riparo, celebra i primi riti propiziatori, seppellisce i sui morti e disegna graffiti dal significato magico e augurale. E qui è tutto magico: la natura, la storia ed il clima di questa splendida giornata di sole. wikipedia sul fiume Anapo
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