Una Fiumara d’Arte: da Santo Stefano di Camastra a Castel di Lucio.

L’area attrezzata di Villa Margi, a due chilometri ad ovest da  Santo Sefano di Camastra (Messina) sul mare, è il luogo ideale dal quale partire per visitare il parco di sculture monumentali di Fiumara d’Arte. Appena imboccata la strada che dalla SS 113 porta a Villa Margi, ci appare la monumentale e grandissima la “Finestra sul mare” di Tano Festa (3). In alto, si vede anche la Piramide di Mauro Staccioli (8).

Parcheggiati i camper sul prato, salutiamo Antonio e decidiamo di ripartire immediatamente stringendoci su un solo mezzo, per evitare di restare imbottigliati sulle stradine che conducono ai monumenti della Fiumara. Abbiamo con noi una mappa:

 

 

Prima ci fermiamo ancora ad ammirare la Finestra sul Mare. Scattiamo mille foto. La scultura, ideata da Tano Festa e dedicata al fratello poeta, è un inno al colore e all’infanzia, temi ricorrenti nelle opere dell’artista. La cornice, alta 18 metri, realizzata in cemento armato ed armatura ferrosa, è il trionfo dell’azzurro, non di quello che vediamo di solito sulla tavolozza di un pittore, ma di quello che c’è nell’animo, quando un poeta-scultore come Tano Festa, che fu insieme adulto e bambino, decide di affacciarsi sull’infinito. Questa enorme finestra che tenta di incorniciare il mare, esprime il senso limitato di una possibilità diversa di fermarsi con il pensiero sull’orizzonte. Ma e’ anche una tensione alla serenità, anch’essa ricercata da Festa, spezzata dal monolite nero, senso finito della nostra esistenza, che “buca” la gioiosa finestra ornata dalle tipiche candide nuvolette ricorrenti nel repertorio dell’artista, interferendo con l’armonia dell’opera.

 

 

Tornati sulla 113, andiamo a destra, verso Tusa, e al primo bivio svoltiamo a sinistra, verso Pettineo. Dopo pochi chilometri ecco che che si erge prepotente la prima opera della Fiumara, un ricorrersi di profili di cemento che Consagra firma con la “La Materia poteva non esserci” (2).

Una grande scultura frontale a due elementi, addossati, paralleli e distinti nei colori bianco e nero, in un delicato equilibrio di pieni e vuoti. Alta 18 metri, è stata realizzata in cemento armato in un contrapposto cromatico, che più delle altre, testimonia il rapporto uomo-ambiente attraverso la razionalità della sua concezione e la leggerezza con cui il cemento armato si fa forma bidimensionale e percorribile. L’opera ci invita a passarci in mezzo, quasi a varcare una porta che porti in un altro tempo che fu quello passato, arcaico. Ci si accorge allora dell’immensità del cielo, sotto il quale la storia scorre da tempo immemorabile: un paravento o un diaframma posto tra la realtà immaginaria.

 

 

Stiamo salendo sulle Madonie e curva dopo curva, ci imbattiamo in una Una Curva Gettata alle Spalle del Tempo (1990) (4). L’opera di Paolo Schiavocampo, consiste in un monolite di cemento armato e ferro, collocato ai margini di una curva, che si avvolge su se stessa imitando il movimento di una vela battuta dal vento. La sua linea riproduce in verticale la curva della strada, ma, come dice lo stesso artista, essa viene “mossa dal vento silenzioso che sale dal mare”. L’opera posta in uno spazio di campagna, divide la via antica dalla nuova, non isolandosi ma inserendosi nel percorso, come un punto focale. Un punto, quindi, di mistero, che unisce il passato al futuro insieme ai luoghi, la quiete, le cose, le tradizioni.

 

 

Decidiamo allora di perderci nel “Labirinto di Arianna”, opera di Italo Lanfredini, poco prima di Castel di Lucio e solo qualche chilometro dopo, Arethusa, opera decorativa di grande vivacità cromatica che, con una esplosione di colori, ha investito e cambiato il volto ad un’architettura militare, la caserma dei Carabinieri di Castel di Lucio, per poi andare a sbattere sul “Muro della Vita”.

 

 

 

 

Per poi tornare a ristorarci e nutrirsi a Castel di Lucio, in una trattoria sul retro di una macelleria. Dallo stupore del viaggio allo stupore del cibo.

Per poi tornare verso il mare che ci attende a valle.

Visiteremo un’altra volta La Piramide perchè ci hanno suggerito di non avventurarci in camper sullo stretto sentiero che conduce a questa altra impressionante scultura.

Torneremo il 21 giugno, ricorrenza del giorno in cui il tetraedro di 30 metri realizzato in acciaio cortex, che gli conferisce il caratteristico colore – fu collocata  sul 38° parallelo, e giorno da sempre speciale per la storia dell’umanità: solstizio d’estate, ricorrenza della vittoria della Luce sulle Tenebre.

 

 

Prima di lasciare l’Area di sosta di Villa Margi, visiteremo invece Santo Stefano di Camastra, una sorprendente città museo, ricostruita alla fine del XVII secolo dopo un disastro idrogeologico, con opere antiche e moderne; architettoniche, pittoriche, scultoree, famosa per essere una delle “città della ceramica siciliana“.

Sebbene l’arte ceramistica si debba già agli arabi (X secolo) è solo nel XVIII secolo, ovvero quando il cotto comincia ad essere smaltato, che l’arte fittile stefanese compie il salto di qualità, giungendo a competere con le più affermate scuole del Paese. La ceramica stefanese vanta un repertorio ricchissimo di forme e figure impreziosite da una particolare brillantezza degli smalti e dal gusto pittorico delle decorazioni. Prima di scatenarsi nello shopping, visitiamo il Museo delle ceramiche (Piazza Duca di Camastra; tel. 0921331110). Davvero indimenticabile.

 

 

AA VILLA MARGI Via Lungomare Colonna; tel. 320 8059110. (ME) Coordinate GPS: 38°0’47.080” N – 14°19’43.640” E

Localizzazione: Via Lungomare Colonna; tel. 320 8059110

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